Aurelio Barnabè, un Bersagliere ed un Eroe
(a cura del figlio, 1° Cap. med. in
cong. Mario Barnabè)
Allo scoppio della II guerra mondiale mio padre Aurelio ,nato
nel 1909, fu strappato alla sua Imola e alla serenità della vita civile e
richiamato, come ufficiale di complemento, al VI reggimento bersaglieri di
Bologna. Il comandante era il colonnello Umberto Salvatores e l’aiutante maggiore il tenente colonnello Ercole Felici. Mio padre fu
inviato con l’intero reggimento in un primo tempo sul fronte jugoslavo e, in
seguito, sul fronte russo ( prima CSIR e poi ARMIR). Nella avanzata in Russia rinunciò alla nomina a ufficiale
istruttore della Scuola Allievi Sottufficiali Bersaglieri di Bobrusko-Villa del Nevoso in Istria, a migliaia di km dal
fronte ( che gli sarebbe spettata come capitano con maggiore anzianità di
nomina) per non abbandonare al loro destino i 300 uomini della sua III
compagnia, che avrebbero continuato quotidianamente a rischiare la vita in
prima linea. Meritò un encomio solenne, una medaglia di bronzo “ sul campo” e
una medaglia d’argento al valor militare. Sull’ansa del Don, punto di massima
avanzata delle nostre truppe, quando la sua terza compagnia era ridotta a meno
di venti uomini, fu ferito da un proiettile di parabellum che, esploso da una
decina di metri, lo colpì all’emitorace sinistro. Restato per ore a perdere
sangue nella “ terra di nessuno “ fra le opposte linee, fu infine quasi
miracolosamente salvato dal bersagliere Quinto Ascione
di Cervia che per tale azione fu decorato di croce di guerra al valor militare
e sarebbe poi caduto pochi giorni dopo meritando la medaglia d’oro “ alla
memoria”. Mio padre, dopo alcuni mesi in pericolo di vita, infine si riprese e
tornò alla vita civile e alla sua attività di dirigente bancario. .All’inizio degli anni settanta fu nominato cavaliere della
Repubblica.
(Cliccando qui potrete leggere
una bella pagina sui Bersaglieri di Imola sul fronte russo.)
Io fui sottotenente
medico di complemento al VI battaglione Genio Pionieri di Bologna dal giugno
1972 al giugno 1973. In tale veste fui spesso medico
di guardia all’Ospedale Militare di Bologna, intestato al
S.Ten.Med. Lino Gucci ,già
ufficiale medico al VI RGT Bersaglieri sul fronte russo e medaglia d’oro “ alla
memoria”. Il medico di guardia in un ospedale militare, per regolamento, deve
presentarsi agli ufficiali superiori eventualmente ricoverati e dichiararsi
burocraticamente a loro disposizione .In una delle mie
guardie furono contemporaneamente ricoverati sia Umberto Salvatores che Ercole Felici ( nel frattempo divenuti generali). Quando
mi presentai al loro cospetto e appresero che ero figlio di Aurelio, da loro
definito “ uno degli ufficiali più valorosi del reggimento”, espressero il
desiderio di rivederlo. L’incontro avvenne in quello stesso pomeriggio e vide i
tre reduci con gli occhi lucidi al ricordo delle tante traversie passate. Nei
primi anni novanta mio padre fu promosso al grado di tenente colonnello del
ruolo d’onore. In quello stesso periodo le associazioni d’arma imolesi
provvidero al restauro del primo altare di sinistra della
chiesa di Santa Maria in Regola e vollero che fosse lui a tagliare il nastro
inaugurale.
Pochi anni dopo, nel
marzo 1993, quando i pochi resti di Ascione
rientrarono dalla Russia, mio padre fu invitato a presenziare
alla cerimonia che si sarebbe tenuta a Cervia. Benchè fosse già in precarie
condizioni di salute, volle essere da me accompagnato e, dopo i meno partecipi
discorsi ufficiali, posando la mano con affetto riconoscente sulla piccola
urna, pronunciò poche e toccanti parole fra l’intensa commozione dei presenti,
convenuti numerosi in quella luminosa giornata di fine inverno. Ciò mentre io
riflettevo che solo grazie all’eroismo di Ascione in
quel lontano agosto 1942 mio padre era sopravissuto ed io avevo avuto la
possibilità di nascere nel maggio 1944.
Pochi mesi dopo anche
mio padre avrebbe terminato la sua corsa terrena.
Al funerale,nell’agosto 1994, il sesto reggimento bersaglieri inviò una
rappresentanza a rendere gli onori e il trombettiere ad eseguire il silenzio.
Nel 1995 a Bologna, all’interno della Caserma Mameli gli fu intestata la
casermetta della terza compagnia del VI RGT, che era stata ai suoi ordini sul
fronte russo.
Nel 2007 il Comune di
Imola, con voto unanime, deliberò di intestargli il giardino pubblico di
piazzale Michelangelo ,il più vicino alla sua
abitazione .L’esercito inviò un reparto in armi a rendere gli onori e la
fanfara dei bersaglieri accompagnò l’evento. Nello stesso anno fu pubblicata
una sua biografia a cura del giornalista Gianfranco Borghi.
Nel 2008 il Comune di
Castel del Rio, nell’Appennino imolese, che nella seconda guerra mondiale era
situato sulla Linea Gotica, decise di intestargli una saletta del locale Museo
della Guerra. Su una parete il suo busto in bronzo è
circondato dalle motivazioni delle sue decorazioni e dalle foto dai fronti
jugoslavo e russo. Sotto è posta la sua storica bici da bersagliere a gomma
piena. Nella parete adiacente, in una vetrinetta, sono poste le sue
decorazioni, la sciabola, il piumetto,
le divise e i CREST del Nastro Azzurro e del VI RGT bersaglieri. Al Museo di
Castel del Rio sono state, inoltre, consegnate le
pubblicazioni che hanno parlato di lui, ufficiale di complemento al quale
sembrano potersi riferire le parole che nell’antica Roma il console Gaio Mario
rivolse ai senatori, preparandosi alla guerra contro Giugurta: “ E non ho
studiato il greco: non me ne importava, perché vedevo quanto poco se ne fossero
giovati quei maestri per la conquista della virtù. Ma altre cose ho imparato, di gran lunga più utili alla Repubblica:
colpire il nemico, far la guardia, di nulla aver paura se non dell’infamia,
sopportare caldo e geli, dormir per terra, tollerare nel contempo la fatica e
la fame. Con questi insegnamenti darò l’esempio ai soldati…” ( da Sallustio La guerra giugurtina
LXXXIV ). In occasione delle celebrazioni del 4 novembre 2012, infine, presso
il monumento ai caduti della prima guerra mondiale sono state inaugurate dalle
autorità civili e militari una decina di formelle in ceramica sulle figure più
rappresentative della storia imolese dal Risorgimento alla seconda guerra
mondiale. Per quest’ultima è presente una foto di Aurelio sulla moto nel 1941
sul fronte jugoslavo e lo si definisce” la figura più
significativa fra gli eroi di Imola nel secondo conflitto mondiale” precisandone il grado di tenente colonnello del sesto
reggimento bersaglieri e le decorazioni di medaglia di bronzo “ sul campo” e di
medaglia d’argento. Tutte le formelle sono illuminate nelle ore notturne.